lunedì 25 febbraio 2008

Pellegrinaggio.


Questo è il Monte Sinai, dove mi sono recata in pellegrinaggio durante uno dei miei viaggi in Egitto. A sentirlo racontare sembra un'impresa titanica e ai più viene da chiedersi che senso abbia, durante una tranquilla vacanza in un villaggio con ogni genere di comodità, fare una sfacchinata simile. Si perchè si parte in pullman alle 10 di sera e si arriva fino al Monastero di Santa Caterina, intorno alle 2 della notte e da lì comincia la scarpinata fino in cima. In realtà di sarebbe la possibilità di salire a dorso di cammello, ma io sono dell'idea che, a meno di forti impedimenti, il pellegrinaggio vada fatto solo ed esclussivamente a piedi.
E' completamente buio e camminiamo tutti con una piccola torcia in mano, che fa a malapena un po' di luce in uno stretto raggio ai nostri piedi. Se guardo dietro di me vedo un'interminabile fila indiana di lucine che si muovono lentamente, c'è un cielo stellato da cartolina e il tutto è altamente suggestivo.
Quando si ha l'impressione di non farcela più incontriamo un bivacco, dove possiamo bere e sederci a prendere fiato per alcuni minuti; ne incontreremo diversi nel corso della salita.
Dopo alcune ore la temperatura comincia a scendere repentinamente, tocchiamo i 5 gradi e tiriamo fuori i maglioni pesanti con i quali, benchè molto scettici, abbiamo riempito gli zaini.
L'ultimo tratto è un'arrampicata da paura, non si sa dove appoggiare i piedi e io comincio a chiedermi se non sarebbe stato opportuno rimanere nella mia camera, a dormire saporitamente, col conforto dell'aria condizionata, fino all'ora di colazione. Comunque alla fine abbiamo raggiunto la cima.
Piano piano comincia ad albeggiare e ci ritroviamo tutti insieme, alcune centinaia di persone, a guardare sorgere il sole, mentre il paesaggio intorno assume colori da favola.
All'improvviso ricomincia a fare caldo, ci invitano ad iniziare la discesa prima che la temperatura diventi insopportabile. E' incredibile osservare come, alla luce del giorno, la realtà che ci circonda sembri diversa rispetto alla notte scorsa.
Siamo nuovamente in vista del monastero, che ci apprestiamo a visitare, mentre il caldo si sta facendo davvero atroce e io mi chiedo come può avere fatto Mosè a portarsi anche il peso delle tavole, quando io non ce la faccio già più a scendere e basta.
In ogni caso, benchè il caldo e la fatica siano stati notevoli, sono stata assolutamente entusiasta della cosa, è stata l'escursione, anche se definirla in questo modo mi pare altamente riduttivo, più suggestiva che io abbia mai fatto.
Trovarmi là in cima mi ha fatto provare un'emozione fortissima; indipendentemente dalla misura in cui ci si sente coinvolti a livello religioso, questa salita, che vuole rappresentare l'ascesa dall'inferno al paradiso (e proprio per questo oltre che per ragioni climatiche viene fatta di notte in attesa dell'alba) ha sicuramente un che di mistico e ti lascia dentro qualcosa.
Mi confronto con mio marito e mio figlio, che erano abbastanza scettici circa questa camminata e mi hanno accompagnata più che altro per alleggerirsi la coscienza in quanto mi lasciano spesso da sola per andare a fare le immersioni, ma anche loro si sono ricreduti e in qualche modo sentiamo che questo percorso ci ha, nel suo piccolo, arrichiti tutti.


1 commento:

Sachertorte ha detto...

Credo che anche i più scettici e agnostici quando si trovano a vivere esperienze del genere devono se non in toto, almeno in parte, ricredersi. Tu sai bene la mia esperienza e sai che parlo con cognizione di causa! Bacioni